Pesticidi:
serve una regolamentazione locale
per
difendere salute, ambiente e produzioni di
qualità
Successo del
convegno ad Albairate organizzato dal Comune lo scorso 31
maggio
Si può e si deve ridurre l’uso dei
pesticidi in agricoltura, con l’informazione ma anche con una regolamentazione
per difendere la salute pubblica e le produzioni agricole locali di
qualità. Queste le
conclusioni del convegno tenutosi venerdì 31 maggio ad Albairate organizzato dal
Comune e promosso da Legambiente Terre di Parchi, Distretto di economia solidale
rurale e Associazione medici per l’Ambiente, che ha visto riempirsi la sala
consiliare fino a tarda serata di molti agricoltori, politici e
cittadini.
Gli esperti sono stati
chiamati a illustrare gli effetti sanitari dei prodotti fitosanitari con
particolare rilievo ai danni che un uso massiccio e continuato può arrecare
agli stessi operatori agricoli, prime vittime passive di una politica di
prevenzione che si basa su un’informazione scarsa e poco
autorevole.
Ma è stato anche
esposto il problema della deriva dei pesticidi, ovvero dell’ampia
mobilità di queste sostanze chimiche nell’ambiente circostante tale da portarle
a diffondersi anche negli ambiente urbani e ad entrare nella catena
alimentare. Problema particolarmente urgente e attuale anche dalle nostre
parti per l’arrivo delle coltivazioni destinate agli impianti energetici a
biomasse che inondano il suolo di pesticidi e disseccanti senza alcuna
attenzione all’ambiente circostante ma solo al profitto di imprese che non
appartengono neanche al settore agricolo. In questo caso è particolarmente
evidente la necessità di una regolamentazione – come già avviene in molti
comuni – che difenderebbe la salute, l’ambiente ma anche la sopravvivenze delle
stesse aziende agricole locali sia “tradizionali” sia
biologiche.
Il tema del
pericolo dell’esposizione ai pesticidi riguarda quindi tutti e l’impegno nel
salvaguardare l’ambiente e la salute deve portare gli enti
preposti ad assumere posizioni precise e coraggiose.
Agricoltori e cittadini
devono poter accedere a informazioni corrette, aggiornate e affidabili, mentre
purtroppo in Italia, a causa della sistematica carenza di fondi nella
ricerca, si deve far conto molto spesso su quanto riportano i depliant delle
multinazionali dell’agrochimica.
Un’altra carenza
evidenziata nel corso della serata, è la mancanza di percorsi di studio a
livello superiore e universitario in grado di insegnare tutti i metodi
alternativi all’agricoltura intensiva convenzionale basata sull’apporto di
fattori esterni di origine chimica e sulla meccanizzazione spinta. Fertilità
della terra, stato dei terreni, erosione, compattamenti eccessivi, biodiversità,
rotazioni colturali , recupero e riuso delle sementi prodotte , sono solo alcuni
dei temi su cui riflettere e c’è bisogno di tecnici preparati e di formazione
professionale .
Il ritorno a pratiche di
coltivazioni più naturali richiede invece l’umiltà di riscoprire saperi
contadini che rischierebbero di perdersi se fortunatamente non ci fossero
aziende agricole innovative come quelle che si trovano nei nostri territori in
conversione biologica (oltre una ventina nel Parco Agricolo Sud Milano) o
comunque a lotta integrata e pronte ad aprirsi al mercato del chilometro zero,
alla multifunzionalità, alla difesa del territorio. Si tratta spesso di piccole
e medie aziende, tantissime condotte da donne. L’interesse dei cittadini è forte
nel richiedere questo tipo di agricoltura e molti sono disposti a sostenerla e a
promuoverla.
In definitiva le
associazioni che hanno promosso l’incontro chiedono alle amministrazioni
comunali di aprire un tavolo tecnico per adottare un regolamento sull’uso dei
prodotti fitosanitari più pericolosi a tutela degli operatori ma anche dei
cittadini, prevedendo ad esempio zone di rispetto per aree sensibili
(residenziali, scolastiche ecc.) e per le aziende con produzioni di qualità. Gli
esempi nella nostra regione non mancano: il Parco Agricolo Sud Milano,
per esempio, ha già adottato un marchio ambientale per un buon
numero delle sue aziende e può così offrire l'opportunità di incrementare il
valore della propria agricoltura. Ci vuole solo la volontà per
farlo.
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