giovedì 5 settembre 2013

SERVE UNA REGOLAMENTAZIONE SUI PESTICIDI

Pesticidi: serve una regolamentazione locale
per difendere salute, ambiente  e produzioni di qualità
Successo del convegno ad Albairate organizzato dal Comune lo scorso 31 maggio
 
Si può e si deve ridurre l’uso dei pesticidi in agricoltura, con l’informazione ma anche con una regolamentazione per difendere la salute pubblica e le produzioni agricole locali di qualità. Queste le conclusioni del convegno tenutosi venerdì 31 maggio ad Albairate organizzato dal Comune e promosso da Legambiente Terre di Parchi, Distretto di economia solidale rurale e Associazione medici per l’Ambiente, che ha visto riempirsi la sala consiliare fino a tarda serata di molti agricoltori, politici e cittadini.
Gli esperti sono stati chiamati a illustrare gli effetti sanitari dei prodotti fitosanitari con particolare rilievo ai danni che un uso massiccio e continuato può arrecare agli stessi operatori agricoli, prime vittime passive di una politica di prevenzione che si basa su un’informazione scarsa e poco autorevole.
Ma è stato anche esposto il problema della deriva dei pesticidi, ovvero dell’ampia mobilità di queste sostanze chimiche nell’ambiente circostante tale da portarle a diffondersi anche negli ambiente urbani e ad entrare nella catena alimentare. Problema particolarmente urgente e attuale anche dalle nostre parti per l’arrivo delle coltivazioni destinate agli impianti energetici a biomasse che inondano il suolo di pesticidi e disseccanti senza alcuna attenzione all’ambiente circostante ma solo al profitto di imprese che non appartengono neanche al settore agricolo. In questo caso è particolarmente evidente la necessità di una regolamentazione – come già avviene in molti comuni – che difenderebbe la salute, l’ambiente ma anche la sopravvivenze delle stesse aziende agricole locali sia “tradizionali”  sia biologiche.
Il  tema del pericolo dell’esposizione ai pesticidi riguarda quindi tutti e l’impegno nel salvaguardare  l’ambiente e la salute deve portare gli enti preposti ad assumere posizioni precise e coraggiose.
Agricoltori e cittadini devono poter accedere a informazioni corrette, aggiornate e affidabili, mentre purtroppo in Italia, a causa della sistematica carenza di fondi nella ricerca, si deve far conto molto spesso su quanto riportano i depliant delle multinazionali dell’agrochimica.
Un’altra carenza evidenziata nel corso della serata, è la mancanza di percorsi di studio a livello superiore e universitario in grado di insegnare tutti i metodi alternativi all’agricoltura intensiva convenzionale basata sull’apporto di fattori esterni di origine chimica e sulla meccanizzazione spinta. Fertilità della terra, stato dei terreni, erosione, compattamenti eccessivi, biodiversità, rotazioni colturali , recupero e riuso delle sementi prodotte , sono solo alcuni dei temi su cui riflettere e c’è bisogno di tecnici preparati e di formazione professionale .
Il ritorno a pratiche di coltivazioni più naturali richiede invece l’umiltà di riscoprire saperi contadini che rischierebbero di perdersi se fortunatamente non ci fossero aziende agricole innovative come quelle che si trovano nei nostri territori in conversione biologica (oltre una ventina nel Parco Agricolo Sud Milano) o comunque a lotta integrata e pronte ad aprirsi al mercato del chilometro zero, alla multifunzionalità, alla difesa del territorio. Si tratta spesso di piccole e medie aziende, tantissime condotte da donne. L’interesse dei cittadini è forte nel richiedere questo tipo di agricoltura e molti sono disposti a sostenerla e a promuoverla.
In definitiva le associazioni che hanno promosso l’incontro chiedono alle amministrazioni comunali di aprire un tavolo tecnico per adottare un regolamento sull’uso dei prodotti fitosanitari più pericolosi a tutela degli operatori ma anche dei cittadini, prevedendo ad esempio zone di rispetto per aree sensibili (residenziali, scolastiche ecc.) e per le aziende con produzioni di qualità. Gli esempi nella nostra regione non mancano: il Parco Agricolo Sud Milano, per esempio, ha  già adottato un marchio ambientale per un buon numero delle sue aziende e può così offrire l'opportunità di incrementare il valore della propria agricoltura. Ci vuole solo la volontà per farlo.

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